Allerta SPERANZA in Italia!
Stamattina Dio mi ha fatto venire a mente un argomento molto
importante: La Speranza.
Domenica scorsa io e mio marito siamo stati in una chiesa ove si è parlato riguardo a un articolo di un giornale italiano che parlava che l'Italia è uno dei paesi più pessimisti del mondo. Da quando vivo la chiamata che Dio mi ha dato qui in Italia ho adottato questa nazione come la mia nazione, non è per rifiutare la mia Patria ma mi sento italiana dalla testa ai piedi, sento un forte sentimento di appartenenza a questo popolo che Dio ha scelto, che ama e che vuole salvare... ho un sogno e il mio sogno vive per Fede.
Quando ho sentito che un giornale italiano diceva che l'Italia non sogna più, che sono pessimisti mi sono ricordata la quantità di suicidi degli ultimi tempi. Non sono una persona a cui piace sentire le notizie sulla TV principalmente perché c'è sempre qualcosa di brutto da ascoltare ma diverse volte ho sentito da altre persone, o passando velocemente sul canale del telegiornale, parlare di suicidi. Persone hanno tolto la propria vita e la vita anche dei familiari perché avevano perso il lavoro, perché non riuscivano a pagare l'affitto, perché non credevano a un futuro migliore.
Come dobbiamo misurare il nostro valore, su chi siamo, su cosa facciamo, su cosa riusciamo a produrre? Come Dio ci valuta? Dov'è Dio? Quante domande si possono fare in questo scenario chiamato da tutti con il nome di crisi... quanta contraddizione, il paese centro del cattolicesimo ha perso la fede? C'è qualcosa che non va.
Quando riflettevo tutte queste cose mi sono ricordata di un slogan fatto dal governo per riprendere l'auto-estima del popolo che è stato messo nella mente dei brasiliani, come me, per mezzo della TV in tutto il Brasile (più o meno il 2002): "Sono brasiliano, non mi arrendo mai." e allora mi sono accorta dell'importanza di essere ottimiste. Nei giorni di oggi il Brasile non è in crisi, l'economia cammina, le persone ancora sognano e anche se il governo non è uno dei migliori esiste la Speranza, il desiderio di andare avanti...
Domenica scorsa io e mio marito siamo stati in una chiesa ove si è parlato riguardo a un articolo di un giornale italiano che parlava che l'Italia è uno dei paesi più pessimisti del mondo. Da quando vivo la chiamata che Dio mi ha dato qui in Italia ho adottato questa nazione come la mia nazione, non è per rifiutare la mia Patria ma mi sento italiana dalla testa ai piedi, sento un forte sentimento di appartenenza a questo popolo che Dio ha scelto, che ama e che vuole salvare... ho un sogno e il mio sogno vive per Fede.
Quando ho sentito che un giornale italiano diceva che l'Italia non sogna più, che sono pessimisti mi sono ricordata la quantità di suicidi degli ultimi tempi. Non sono una persona a cui piace sentire le notizie sulla TV principalmente perché c'è sempre qualcosa di brutto da ascoltare ma diverse volte ho sentito da altre persone, o passando velocemente sul canale del telegiornale, parlare di suicidi. Persone hanno tolto la propria vita e la vita anche dei familiari perché avevano perso il lavoro, perché non riuscivano a pagare l'affitto, perché non credevano a un futuro migliore.
Come dobbiamo misurare il nostro valore, su chi siamo, su cosa facciamo, su cosa riusciamo a produrre? Come Dio ci valuta? Dov'è Dio? Quante domande si possono fare in questo scenario chiamato da tutti con il nome di crisi... quanta contraddizione, il paese centro del cattolicesimo ha perso la fede? C'è qualcosa che non va.
Quando riflettevo tutte queste cose mi sono ricordata di un slogan fatto dal governo per riprendere l'auto-estima del popolo che è stato messo nella mente dei brasiliani, come me, per mezzo della TV in tutto il Brasile (più o meno il 2002): "Sono brasiliano, non mi arrendo mai." e allora mi sono accorta dell'importanza di essere ottimiste. Nei giorni di oggi il Brasile non è in crisi, l'economia cammina, le persone ancora sognano e anche se il governo non è uno dei migliori esiste la Speranza, il desiderio di andare avanti...
Noi come cristiani, seguaci di Cristo, siamo chiamati a
portare la buona novella, o sia, "una buona notizia" ma possiamo
chiederci se stiamo veramente adempiendo il chiamato che Dio ha per noi? Dove
sono i discepoli di Gesù? Cosa parlano ogni giorno quelli che si chiamano
credenti? Quale consigli e parole danno a questo paese senza speranza? E mi
sono rattristata un'altra volta... se tanti brasiliani come me sono venuti qua per fare
la volontà di Dio quale differenza facciamo se pensiamo come loro (questo mondo pessimista)? Quante volte ho sentito brasiliani che sono
arrivati qui con una speranza, voglia di fare, amore per Dio e alla fine sono
diventati anche loro pessimisti, hanno perso la speranza, la fede, il proposito
della loro vita. Cos'è successo???
Vi voglio lasciare soltanto un versetto per riflettere: "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà." (Romani 12:2). Se ci conformiamo a questo mondo, alle notizie sulla TV ogni giorno, se non ci commoviamo con le brutte notizie e non portiamo speranza a quelli che non sognano più cosa facciamo qui? Prego perché possiamo comprendere la chiamata di Dio per la nostra vita, come Lui ci vuole usare per salvare questo popolo e che le persone che ci circondano possono vedere non la tristezza sui nostri occhi ma la luce di Cristo, l'amore di Gesù e così imparino a sognare di nuovo.
PREGHIAMO PER L'ITALIA!!!
Vi voglio lasciare soltanto un versetto per riflettere: "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà." (Romani 12:2). Se ci conformiamo a questo mondo, alle notizie sulla TV ogni giorno, se non ci commoviamo con le brutte notizie e non portiamo speranza a quelli che non sognano più cosa facciamo qui? Prego perché possiamo comprendere la chiamata di Dio per la nostra vita, come Lui ci vuole usare per salvare questo popolo e che le persone che ci circondano possono vedere non la tristezza sui nostri occhi ma la luce di Cristo, l'amore di Gesù e così imparino a sognare di nuovo.
PREGHIAMO PER L'ITALIA!!!
DEFINIZIONE pessimismo:
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/P/pessimismo.shtml
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/P/pessimismo.shtml
·1 Tendenza a cogliere e a sottolineare gli aspetti negativi e sfavorevoli della vita e della realtà (si contrappone a ottimismo): vedere tutto con p.; atteggiamento di sfiducia, di previsione negativa riguardo a qlco.: non nascondeva il suo p. sull'esito dell'impresa
·2 filos. Corrente di pensiero che tende a credere alla prevalenza del male sul bene; più spec., dottrina secondo cui la vita umana è dominata dal dolore e dal male e il mondo non è che la manifestazione di una forza irrazionale e incomprensibile: il p. di Schopenauer, di Leopardi
·• a. 1826
Italiani pessimisti con qualche ragione
Gli italiani sono pessimisti neri, quando si
considera il futuro: questo non promette bene. Però hanno le idee estremamente
chiare: questo è un bel vantaggio. Solo il 15% crede che i suoi figli saranno
in una posizione finanziaria migliore della sua. Più o meno come i giapponesi (
14% ) e i francesi ( 13% ) ma diversamente da tedeschi ( 38% ), spagnoli e
americani ( 30% ) e ancora più distanti da vietnamiti ( 94% ), cinesi ( 85% ) e
Paesi emergenti in genere. Questo pessimo umore si riflette anche nel peso che
danno alla disuguaglianza sociale. Per il 73% degli italiani è un problema
molto grande, come per i greci ( 84% ) e gli spagnoli ( 74% ). Mentre lo è
molto meno per giapponesi ( 28% ), tedeschi ( 39% ), cinesi ( 42% ), i quali
ritengono probabilmente che, più che restringere il gap tra ricchi e poveri sia
importante ridurre la povertà.???Lo studio-sondaggio internazionale è condotto
dal centro di ricerche americano Pew Research. Il quale scopre che, però, gli italiani
sono, in Occidente, coloro che credono meno alle politiche di redistribuzione
del reddito come via per limitare le disuguaglianze. Alla domanda «cosa
contribuirebbe maggiormente a ridurre il gap ricchi/poveri» solo il 12%
risponde tasse più alte, il 68% risponde tasse più basse: le politiche
favorevoli alla crescita dell?economia sono insomma ritenute più adeguate alla
semplice redistribuzione dell?esistente. Una considerevole lucidità per quel
che riguarda la realtà italiana. E una notevole differenza rispetto a Paesi in
cui le tasse sui ricchi sono invece favorite: per il 61% dei tedeschi, il 54%
degli spagnoli, il 53% dei sudcoreani, il 50% dei britannici e il 49% degli
americani. Le tasse alte e, più in generale, le caratteristiche socio-economiche
del Paese, sembrano essere ciò che scoraggia gli italiani.???Quando Pew
Research chiede loro cosa considerino «molto importante» per andare avanti
nella vita, il 39% segnala «una buona educazione» e il 35% «lavorare sodo». Ma
un 80% indica anche «fortuna» o «famiglia ricca» o «conoscenze giuste».
«Lavorare sodo» è invece scelto dal 73% degli americani, dal 60% dei
britannici, dal 49% dei tedeschi. In termini diversi, il 66% degli italiani
concorda con il dire che il «successo nella vita è determinato da forze fuori
dal nostro controllo»: solo il 32% non è d?accordo. Questione di carattere
nazionale o l?osservazione di come funziona l?Italia.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo del giornale:
http://www.corriere.it/cronache/14_novembre_04/siamo-piu-pessimisti-ci-mancano-sogni-55020128-63ef-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml
http://www.corriere.it/cronache/14_novembre_04/siamo-piu-pessimisti-ci-mancano-sogni-55020128-63ef-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml
I più grandi masticatori di futuro vivono negli Usa. Non
dipende solo dall’economia e dall’occupazione (248.000 nuovi posti di lavoro in
settembre). Vecchi residenti o nuovi arrivati, gli americani sono convinti di
poter condizionare il proprio futuro. Gli Stati Uniti sono una nazione fondata
sul trasloco, nuove residenze e nuove conoscenze. Ogni presidenza è una
catarsi; ogni elezione un inizio; ogni lavoro una sfida. Il fallimento, che in
Italia è un marchio d’infamia, negli Usa vuol dire: almeno ci ho provato.
Non possiamo, né dobbiamo, scimmiottare l’America. Ma
dobbiamo ammettere che il nostro realismo è diventato cinismo, e il cinismo ci
sta conducendo al pessimismo. I continui, pessimi esempi pubblici - 5,7
miliardi l’anno il costo della corruzione, stimano Guardia di Finanza e Corte
dei Conti - contribuiscono a questo umore. Altrove non accade. I Paesi che
hanno una libertà di informazione simile alla nostra non hanno la nostra
corruzione; e i Paesi che hanno la nostra corruzione non hanno la nostra libertà
di informazione. Una consapevolezza scoraggiante, quella italiana.
L’economia e l’occupazione influiscono sull’umore
collettivo; e l’umore collettivo, lentamente, diventa narrativa nazionale.
Quali Paesi possiedono oggi la capacità di vedere se stessi come protagonisti
di una storia che va avanti? Dell’America, abbiamo detto. Cina e India, in
competizione tra loro e col resto del mondo, hanno una visione epica di questo
momento storico. In Europa è una tranquilla consapevolezza che accomuna Germania
e Polonia, Irlanda e Regno Unito. Perfino la Russia ha un’idea di se stessa.
Putin, in cerca di consenso, ha rispolverato i miti sovietici. In mancanza di
meglio, molti connazionali gli hanno creduto.
L’Italia ha saputo raccontarsi negli anni Sessanta, quando
l’economia tirava e le famiglie sognavano (sì, anche grazie a un’automobile o a
un elettrodomestico). A metà degli anni Ottanta, quando ha intravisto il
sorpasso dell’Inghilterra. Nei primi anni Novanta, quando ha provato a battersi
contro il malaffare. Negli anni Duemila, quando la maggioranza ha creduto al
«contratto con gli italiani» di Silvio Berlusconi. Tre illusioni e tre
delusioni, seguite da questi anni di crisi economica.
Facciamo fatica a sognare ancora.
Effetto crisi: impennata di suicidi nel 2013,
la metà erano imprenditori
Un
suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Nell'anno 2013 sono state complessivamente 149
le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli
89 casi registrati nel 2012 di cui il 40% nel solo ultimo quadrimestre. Sono
questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di ricerca
socio-economica dell'Università degli Studi Link Campus University, che da
oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di
un'attività di monitoraggio avviata nel 2012.
Circa un suicida su due (45,6%)
è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al
2012, cresce il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i
suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta più che raddoppiato rispetto al
2012 quando gli episodi registrati furono 28. Dopo i mesi estivi, il numero dei
suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre,
con 13 episodi registrati; ottobre ha contato 16 vittime, novembre ha
registrato 12 casi mentre nell'ultimo mese dell'anno in cui le vittime sono
state ben 18. In 19 casi si è arrivati al gesto estremo per stipendi non
percepiti.
Il fenomeno non conosce differenze geografiche: al Sud come al Nord. Nel 2012 il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un'incidenza percentuale pari al 30,3%), un'area geografica a maggior frequenza di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densità industriale. L'analisi complessiva dell'anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno dove il tasso dei suicidi per crisi economica é sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell'anno 2012 a fronte dei 29 del 2013. Nel 2013 il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche si è registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell'anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest'ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012).
La crisi interessa strati sempre più ampi della popolazione. Nel 2013, così come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresenta la motivazione principale del tragico gesto, all'origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l'erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell'impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato.
E i tentati suicidi? Quasi raddoppiato il numero rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme é l'incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari si passa a 15 casi dai 6 registrati nel 2012. L'aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero più elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6). I disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita sono 50. Erano 20 nel 2012.
Commenti