Consolazione durante la sofferenza.

Devo aver avuto 14 anni. Nel bel mezzo della notte il mio fidanzato mi chiamò per confessarmi che aveva baciato un altra ragazza. Cominciò a spiegarmi la dinamica, ma io gli chiusi il telefono in faccia, e mi misi a piangere, piangere a ancora piangere. Squarciò il mio cuore in mille pezzi, soffrì così tanto a tal punto che il dolore sembrava quasi fisico. Pochi mesi fa, trovai il mio diario di allora, avevo scritto “Non permetterò mai più a nessuno di ferirmi così”. Cosa facciamo quando veniamo feriti, delusi, o sperimentiamo un lutto? Matteo 5:4 promette consolazione a quelli che soffrono. “Afflitto” in greco "penthos" sta a significare un dolore interno che è visibile dall’esterno. Ovvero far vedere agli altri quello che senti dentro, per non negare il dolore che provi e nasconderlo. Uff! Ma io non volevo che nessuno mi ferisse mai più! Se il mio dolore fosse visibile, se lo facessi, dimostrerei a tutti che potere hanno su di me, o sbaglio? Non lo voglio fare!...